sabato 21 agosto 2010

Comune di Reggio: che sta succedendo?

Per Liberareggio.org

Lo spettacolo che i nostri rappresentanti comunali stanno offrendo a noi e a tutta l’Italia non è qualcosa di cui andare fieri. Non credo nemmeno che si possa definire come una “normale dialettica politica” (usando le parole di Raffa), anche se l’esempio del governo nazionale forse è anche peggiore in quanto a cialtroneria e confusione. La ragione di questo mio intervento non è quella di ricostruire nel dettaglio lo sviluppo delle vicende: non ne uscirei vivo.

Tuttavia qualche considerazione generale deve essere fatta. Quantomeno per sensibilizzare il dibattito sulle vicende comunali ed evitare che continui ad avere le attuali caratteristiche della rissa da bar o del pettegolezzo. L’unico risultato del fiume di polemiche, documenti firmati in calce, comunicati stampa, interviste e smentite a cui stiamo assistendo da settimane è stato l’oscuramento dei gravi problemi della comunità (su tutti l’entità del debito delle casse comunali). Attività in cui i nostri rappresentanti eccellono, forti del loro “politichese” e della compiacenza, o del comprensibile timore, dei giornalisti locali.

L’impressione che ho avuto fin dall’inizio delle polemiche è stata quella del “quando il gatto non c’è, i topi ballano”: ovvero che si trattasse di una squallida lotta tra gli assessori per mantenere il proprio status o, se possibile, ritagliarsi ancor più spazio e privilegio prima che l’impero scopellitiano (alias “modello Reggio”) crollasse. Evidentemente una possibile reazione di Raffa non doveva spaventare gli assessori che, anzi, sentendosi più forti di lui, di fronte alle sue prime decisioni sfavorevoli, hanno reagito col famoso documento firmato dai 30 “compagneros della rivolucìon”. Da allora le cose sono precipitate, Raffa annuncia le dimissioni, poi le fa rientrare a patto di poter azzerare la giunta comunale e propone un nuovo team di assessori tra cui figura Irene Pivetti, della quale, con tutto il rispetto, non ho capito cosa centri con Reggio e di cosa dovrebbe occuparsi.

A più riprese ho sentito definire ciò che stava accadendo come “commedia”, “farsa” o “tragedia”: ma tutti, compreso il sottoscritto, eravamo convinti che la querelle sarebbe in qualche modo rientrata pur di scongiurare l’ombra del commissariamento. Ma stamattina, a rendere ancor più torbida e complessa la vicenda è arrivata allo stesso sindaco Raffa un’intimidazione, una busta con delle munizioni. Ovvero, un esplicito invito a rivedere le sue convinzioni e posizioni. Cosa ha generato la reazione della malavita reggina? Quali interessi sono stati toccati? Col gesto di stamattina si voleva forse convincere “con le cattive” Raffa a ritornare sui suoi passi, pur di scongiurare il commissariamento?

Ma siamo qui sconfinati nel campo delle ipotesi e delle congetture. Per questo è meglio aspettare che la magistratura riesca a fare un po’ di luce nel buio più totale che attanaglia Palazzo San Giorgio. Questo non vuol dire però fregarsene e aspettare che la questione si risolva: per quanto ci è possibile rientra nei nostri interessi informarci seriamente e vigilare su quanto sta succedendo nella nostra città. Il mare e l’ombrellone possono anche aspettare: troviamo un modo per manifestare la nostra preoccupazione e per invocare chiarezza ai protagonisti di questa squallida vicenda. "La Polis, propriamente, non è la città stato in quanto entità fisica ma una forma di organizzazione nella quale ogni membro partecipa all'azione e al discorso comunitari, la cui collocazione più autentica è fra persone che vivono insieme a tale scopo" scriveva Hannah Arendt: dimostriamo che Reggio non dorme e che, soprattutto, non si merita quanto si sta verificando.

martedì 17 agosto 2010

Pink Floyd - High Hopes (video)



Non mi sembra di esagerare se considero i testi dei Pink Floyd come dei veri e propri saggi filosofici. Alcune loro canzoni, come questa che vi propongo, sono vere e proprie gemme condensate di dubbi, questioni e riflessioni esistenziali. La ragione per cui vi propongo "High Hopes" e non altri brani più famosi è racchiusa nell'enigmaticità di questo video che, se accompagnato da un'analisi del testo, diventa più chiaro ed esplicativo. Qui di seguito il testo tradotto (i miei commenti/riferimenti/integrazioni sono nelle parentesi quadre):

- Grandi Speranze -

Oltre l’orizzonte del luogo
in cui abbiamo vissuto da giovani,
in un mondo di magneti e miracoli,
i nostri pensieri vagavano costantemente e senza confini

[al min. 1:19 compaiono degli uomini che corrono lungo un orizzonte che, presumibilmente, è quello della loro vita, lasciandosi dietro una lunga scia (di sogni? di speranze? di illusioni?)]

il suono della campana della discordia era iniziato
[potrebbe trattarsi dell'altra faccia della medaglia del progresso della civiltà, ovvero la discordia, l'egoismo, le reciproche violenze e le sopraffazioni quotidiane]

per la lunga strada e giù dalla strada rialzata
s'incontreranno ancora lì, vicino al taglio?

c’era una banda discontinua che seguiva i nostri passi
correndo prima che il tempo portasse via i nostri sogni
lasciando la miriade di piccole creature
a cercare di incatenarci al suolo
ad una vita consumata da un lento decadimento.

[min 1.44: le piccole creature, ovvero gli uomini sui trampoli e con le 24ore, si credono ed appaiono alti, immortali, onnipotenti, mentre invece sono destinati all'inesorabile deterioramento fisico ed intellettuale imposto dalla nostra natura e ancor più accentuato ritmo imposto dalla civiltà, con tutto il suo carico di obblighi, doveri e privazioni]

l'erba era più verde,
la luce era più brillante,
eravamo circondati di amici
la notte era un prodigio

cercando oltre le braci di ponti lucenti dietro di noi
fino ad uno sguardo di come fosse verde sull’altra sponda
passi fatti in avanti ma camminando nel sonno di nuovo indietro
trascinati dalla forza di una marea interiore.

[min. 2.26: degli uomini, sonnambuli, camminano all'indietro fino a toccarsi e abbracciarsi. I passi fatti in avanti potrebbero alludere ai progressi della civiltà che però spesso ci fa regredire, obnubilandoci con le sue promesse e facendoci dimenticare la nostra essenza di esseri finiti, miserandi e bisognosi di aiutarci a vicenda]

ad una maggiore altezza con bandiere spiegate
abbiamo raggiunto le gelide cime di quel mondo sognato

[min 2.40: degli uomini spiegano delle bandiere al vento: potrebbe essere un'allusione ai disastri e alle stragi compiute in nome della "patria", come le guerre sante, o le guerre "civilizzatrici", oppure ancora le odierne "missioni di pace". Non a caso, dopo poco le bandiere scompaiono e ne rimane soltanto una, grande e nera]

per sempre oppressi da desiderio e ambizione
c'e' una fame non ancora soddisfatta
i nostri occhi stanchi ancora vagano all'orizzonte
sebbene abbiamo percorso questa strada così tante volte

[min 3.40: compaiono degli uomini al tramonto, carichi di pesi come dei muli. Da una scena del genere non può che trasparire insofferenza e oppressione. La stessa insofferenza e oppressione che proviamo quando ci accorgiamo di vivere la maggior parte del nostro tempo come degli schiavi, inconsapevoli di esserlo perchè accecati dal desiderio di avere sempre di più. Tuttavia, anche se riuscissimo a possedere tutto, qualcosa continuerà a mancarci. Cosa abbiamo perduto per strada e non riusciamo più trovare?]

l'erba era più verde,
la luce era più brillante,
eravamo circondati di amici
la notte era un prodigio
eravamo circondati di amici
l'alba si vaporizzava incandescente
l’acqua scorreva
nel fiume senza fine
per sempre e sempre

[min. 4.00: ecco cosa abbiamo perso, la semplicità, l'innocenza dei primi anni della nostra esistenza. Non a caso si vedono scene di bambini che lasciano volare dei palloni per aria, un peluche gettato dalla finestra, un uomo asservito da una ruota per farla girare all'infinito, l'uomo dell'inizio del video che libera da un'automobile quegli stessi palloni abbandonati che si riversano lungo strade, ponti, portici di chiese, carceri: tutti prodotti e simboli del progresso, della spiritualità e delle autoprivazioni a cui l'uomo si è dovuto sottomettere per diventare quello che è adesso. Ma ne è davvero valsa la pena? O forse non è stata tutta un'illusione, come lo è quella provocataci da quegli uomini che, alla fine del video, sembrano trasportare una statua pesantissima e che invece si rivela insulsa e vuota, ma non per questo meno pesante, così come lo può essere la consapevolezza di un fallimento o del fardello portato sulle spalle dagli uomini-schiavi mentre tramonta il sole della loro civiltà?]

martedì 10 agosto 2010

Ceronetti, l'automobile e la carne

Agosto. Tempo di file interminabili su strade e autostrade. Milioni di persone si spostano come una massa abnorme verso le località turistiche, ansiose di trascorrere le loro misere vacanze stressandosi forse ancora di più rispetto alla loro grigia vita di tutti i giorni. Sono stati questi i primi pensieri che mi sono venuti in mente leggendo la riflessione di Guido Ceronetti che qui vi propongo.


"La sofferenza è morale, anche se l'aggressione è fisica, per il senso di avvilimento, di degradazione, di confusione, d'ingiustizia patita e di solitudine: questo provo quando faccio, nella mia nudità schernita di uomo a piedi un bagno di traffico automobilistico, ma per un'autentica coscienza dolorosa di uomo a piedi bisogna sapersi vedere e sentire un essere umano, cioè il punto più debole della natura, lampadina di tirassegno da frantumare, candela da soffiare, pudenti scoperti, cibus vermium". Per comprendere ciò vi consiglio di provare a camminare per le variegate salite di Reggio Calabria, magari a mezzogiorno: strade affollate da lamiere contorte sfreccianti e parcheggiate ovunque. Una vera e propria esperienza mistica.


Continua Ceronetti: "la carne teme l'assedio dei metalli; non può tollerarli, non può conoscerli. E una grande concentrazione di automobili è prima di tutto un 'infernale concentrazione di metalli, acciaio, alluminio, piombo, cromo, ecc. Ma l'uomo non è che carne. Ecco perchè la carne (l'uomo a piedi) è smarrita e disfatta nel ribollimento metallico del traffico automobilistico. Non vi accorgete che le automobili vi prendono a sprangate, anche se non vi toccano? Vi trapanano la testa, vi coprono dei loro escrementi gassosi, vi abbagliano, vi braccano come volpi rincoglionite, vi strinano le arterie, vi regolano il passo, vi strangolano a poco a poco. Vi fanno dimenticare di non essere che carne.


"[...] Doveva essere un privilegio di pochi come la carrozza e la portantina. L'imbecillità democratica ha voluto il motore per tutti, l'automobile ai polsi di tutti. I danni sono incalcolabili. [...] Un rigido feudalismo automobilistico ci avrebbe salvati. Ministri, attori del cinema, qualche chirurgo, pochi delinquenti di eccezionale bravura, sarebbe stato un materiale di studio per gli studiosi del fasto umano... Ma gli altri a piedi, come sempre; i più affannati in tram, in bicicletta... E' stato infame mettere in circolazione tanto denaro da permettere alla classe media le più lussuose berline; adescare con l'odore della potenza e del prestigio sociale tutti i tarati delle città e delle campagne, tutta la schiuma della Terra. Tutta questa infezione si è rovesciata dentro i metalli da strada, smaniosa di abolirsi come carne e pretendendo, per speranza di felicità, di essere cosa. Difficile attuare un così grande sogno!"


"[...] Tutti quelli che portano in sè un seme di odio per il Bello l'automobile li fa sfogare, distrugge per loro paesaggi, arte e forme di vita, li fa sentire, giustamente, soggetti attivi della Storia. L'economia rateale riesce a collocare il demente al suo posto di lotta prima che abbia messo da parte il denaro per conquistarselo. Pagando una sola rata, qualunque tristissimo prodotto uterino entra legalmente in possesso di un involucro omicida che può lanciare dove vuole, contro chi capita; adoperare come feritoia o catapulta, spavento di deboli, deposito di droga o di fucili, letto di stupro. Perciò l'automobile-per-tutti, culmine penosamente statico della farsa economica (e adesso che l'avrete raggiunto? dovranno tutti averne due, poi tre, e poi?), è anche l'occasione del crimine data a tutti, in combinazioni illimitate". Tanto di cappello, mr. Guido Ceronetti.