sabato 2 luglio 2011

Nel dubbio, non facciamo solo gli scongiuri

Dopo esserci "dilettati" con l'arte contemporanea torniamo alle nostre discussioni semiserie. E lo facciamo prendendo in considerazione un tema particolarmente scottante, qual'è il rapporto uomo-ambiente. A dirla tutta, lo spunto di questo nuovo post l'ho tratto da questa lettera di Pascal Bruckner (di cui, confesso, non conosco nessuna opera) e dalla sua logica argomentativa quantomeno bizzarra.


Volendo sintetizzare ai minimi termini, Bruckner accusa gli ambientalisti di fare dei futili catastrofismi visto che possiamo spassarcela ancora per un po' e che, quindi, non abbiamo alcun motivo di "fasciarci la testa" ex-ante possibili catastrofi. Così scrive Bruckner:
"I discorsi allarmisti sull’atomo, sul clima, sul futuro del pianeta, nascondono una contraddizione. Se la situazione è così grave come dicono, a che serve insorgere? Perché non lasciarsi andare aspettando il diluvio? Per quanto riguarda le soluzioni suggerite, sembrano inferiori alla gravità del male. Sappiamo tutti cosa propongono la maggior parte delle correnti di questo movimento: abbandonare le automobili, i viaggi in aereo, consumare prodotti locali, abbandonare la carne, riciclare i rifiuti, piantare alberi, moderare i desideri, impoverirsi volontariamente. Tanto rumore per nulla! Enormità della diagnosi, derisione dei rimedi. Come fossimo gentili boy scout, ci prodigano di consigli d’economia casalinga degni delle nostre nonne. Poiché siamo sprovvisti di qualsiasi potere di fronte al Pianeta, facciamo fruttare quest’impotenza con piccoli gesti propiziatori: salire le scale a piedi, diventare vegetariani, andare in bicicletta… Gesti che ci danno l’illusione di agire per la terra". Per il resto, la lettera prosegue trascinando (stancamente) la stessa logica all'insegna del "futti e futtatindi", che preferisco risparmiarvi.


Perciò, proviamo a rispondere ad un filosofo con un altro Filosofo, che non penso si possa facilmente liquidare come un 'catastrofista' sia dal punto di vista ideologico che situazionale, in quanto dubito che già all'epoca della sua riflessione avessero a che fare con le attuali problematiche ambientali. Dunque, a lui la parola e a voi l'ardua sentenza finale su chi ci convenga ascoltare: "Il possesso del nutrimento è concesso dalla stessa natura a tutti gli esseri viventi, dalla loro nascita sino al compimento del loro sviluppo. E' chiaro che anche agli esseri umani bisogna estendere la garanzia naturale del cibo e stabilire che le piante esistono in vista degli animali e gli altri animali, se non tutti almeno la maggior parte, esistono in vista dell'uomo. Se, dunque la natura non fa nulla di inutile né di imperfetto, è necessario che essa abbia fatto tutte queste cose in vista dell'uomo.

Ma, nonostante ciò che dice Solone, ovvero che "nessun chiaro confine di ricchezza v'è per gli uomini", è ragionevole affermare che la quantità di simili mezzi sufficiente per una vita buona non è infinita. Dunque, una sola è la specie di acquisto dei beni che si possa definire naturale o giusta, ed è quella che ci deve mettere in condizione di raccogliere i mezzi strettamente necessari alla vita e utili alla comunità politica e familiare".


Tuttavia "ad alcuni sembra che il compito dell'amministrazione domestica [in greco oiko-nomia] sia quello di salvaguardare o aumentare all'infinito la consistenza del patrimonio pecuniario. La causa di questo atteggiamento è l'affaticarsi intorno a quelle cose che permettono di vivere, senza preoccuparsi di vivere bene, e poiché il desiderio di quelle cose non ha limiti, si desiderano i mezzi produttivi illimitati". Ipse dixit Aristotele nel libro primo della Politica. Perciò, anziché dannarci affannosamente per cercare nuove risorse energetiche da "spruppare" fino all'osso, non ci converrebbe rivedere il problema a monte, ovvero moderando all'insegna della sobrietà (e non del catastrofismo) i nostri standards di consumo?


ps: ridendo e scherzando questo blog ha compiuto un anno di vita. Più di 6000 visite non sono certo una bazzecola per un pincopallino qualsiasi come il sottoscritto. Perciò mi riprometto di dare una "svecchiata" grafica al blog (continuando a sostenere con voi che, volenti o nolenti, non possiamo non dirci filosofi).