lunedì 1 agosto 2011

'notte

Arieccoci per uno "spuntino" filosofico in una notte di mezza estate. E questa volta voglio parlarvi proprio della notte servendomi di svariati pretesti.

Il primo non poteva che essere il famosissimo standard di Thelonious Monk: 'Round Midnight. Classica dimostrazione di come e quanto la musica possa superare qualsiasi parola o definizione.

Il secondo pretesto consiste nell'immagine che ho posto come nuovo sfondo del blog. Si tratta di una foto che ho scattato a Venezia. Chiunque c'è stato di notte sa infatti che Venezia dà il meglio di sé quando indossa l'abito da sera. Non a caso, Brodskij la descrive così nel suo diario veneziano intitolato "Fondamenta degli Incurabili":
"Il lento procedere del vaporetto attraverso la notte era come il passaggio di un pensiero coerente attraverso il subconscio. Sui due lati, con l'acqua nera come pece fino al ginocchio, si levavano gli enormi stipi intagliati di scuri palazzi ricolmi di tesori insondabili. L'atmosfera complessiva aveva qualcosa di mitologico, anzi di ciclopico per essere precisi; ero entrato in quell'infinito che prima potevo solo contemplare dai gradini della Stazione. Intorno a noi i passeggeri se ne stavano immobili, e quando avevano qualcosa da dirsi usavano toni altrettanto sommessi, come se anche i loro discorsi riguardassero cose di natura intima. Poi, per un momento, il cielo fu oscurato dalla vasta parentesi marmorea di un ponte, e di colpo tutto fu inondato di luce. "Rialto" mi disse una ragazza con la sua voce normale".

Pretesto numero tre: salvare la notte dalla filastrocca marzulliana.

Il quarto, e decisivo, pretesto l'ho tratto dalla lettura degli "Inni alla notte" di Novalis (alias Friedrich Von Weissenfels), uno dei tanti filosofi inspiegabilmente ignorati sia in ambienti accademici che dal "grande pubblico". Dietro gli "Inni" c'è la profonda convinzione novalisiana dell'insufficienza dell'umanità di fronte alla soluzione dei grandi problemi del pensiero e delle relazioni tra mondo visibile e quello invisibile, tra questo mondo e l'aldilà. Insufficienza affermata nonostante la pretesa del suo secolo di proclamarsi in grado di far luce su tutto (Illuminismo). Novalis protesta contro questa pretesa, ed esprime la sua fiducia nella poesia, nella spiritualità mistica e nelle tenebre della notte. Per questo è meglio lasciarvi in sua compagnia; nel frattempo, buona notte.

"Quale vivente, dall'acuta sensibilità, tra le meravigliose visioni che riempiono il vasto spazio attorno a lui, non ama sopra ogni altra l'omnigioconda luce - coi suoi colori, coi suoi raggi, coi suoi ondeggiamenti, con la sua mite onnipresenza, come il giorno nel suo risvegliarsi?
Ma io mi volgo in giù, verso la notte, che è santa, indescrivibile, misteriosa. Lontano giace il mondo - sommerso in un profondo sepolcro; - deserta e solitaria è la sua posizione. Nel petto vibrano le dolorose corde di una profonda malinconia. Voglio precipitare giù nelle gocce di rugiada e mischiarmi con la cenere.
Nei loro abiti bigi, come la nebbia della sera quando il sole è tramontato, mi vengono incontro lontananze di ricordi, desideri di gioventù, sogni d'infanzia, le brevi gioie di tutta la lunga vita, e le vane speranze. [...] Ma cos'è che scaturisce pieno di tristi presagi da sotto il cuore e trangugia la dolce aria della malinconia? Hai dunque anche tu un beneplacito in noi, oscura notte? Che cos'hai dunque sotto il tuo mantello, che invisibile e potente mi penetra nell'anima?
In alto sollevi le grevi ali della mente. Noi ci sentiamo oscuramente e inespimibilmente eccitati. Quanto povera e infantile m'appare ora la luce - quanto letificante e benedetto l'addio al giorno!".

"Deve sempre il mattino ritornare? Non va mai alla fine la potenza terrena? Una fatale operosità consuma il celeste volo della notte. Non avverrà mai che l'arcano sacrificio dell'amore bruci eternamente?
Fu attribuito in misura determinata alla luce il suo tempo; ma fuori dei limiti del tempo e dello spazio si estende l'imperio della notte. - Eterna è la durata del sonno. Santo dormire - non rallegrare avaramente coloro che sono consacrati alla notte in questa quotidiana fatica terrestre. Essi non sanno che sei tu a volteggiare intorno al delicato seno della ragazza e che dal suo seno fai cielo - essi non presentono che tu apri il paradiso e porti la chiave delle abitazioni ai beati, silenziosa ambasciatrice di misteri infiniti".

"Una volta io spandevo amare lagrime, e la mia speranza si struggeva mortalmente nel dolore, ed io solitario stavo presso lo sparuto colle che nell'angusto e buio spazio nascondeva la fisionomia della mia vita - solitario come mai alcuno in solitudine si trovò, ero premuto in un'angoscia indescrivibile - privo di forza, io non riuscivo a concepire che un pensiero di miseria.
Con infinita bramosia mi attaccavo alla fuggente e spenta vita: - allora dall'azzurra lontananza venne un tremito crepuscolare e ad un tratto la catena della luce strappò il vincolo della nascita. Là fuggì la magnificenza terrena, e con essa la mia mestizia; insieme si dileguò il mio dolore in un mondo nuovo, abissalmente profondo e tu, ispirazione notturna, dormiveglia del cielo, venisti su di me e lentamente la regione si sollevò in alto; su questa regione si librò il mio spirito disimpegnato, nato a nuova vita. [...] Millenni precipitarono lontano nel profondo, come temporali. Al suo collo io piansi alla nuova vita lagrime incantevoli.
Era questo l'unico sogno - e da quel momento io sperimento una fede immutabile nel cielo della notte e nella sua luce. La luce dell'amata".