lunedì 12 novembre 2012

A B.


Circa due mesi fa ho acquistato un’agenda. Non che abbia chissà quali impegni tali da giustificare un acquisto del genere: volevo soltanto riscoprire il piacere di scrivere su carta e di poter rileggere le bagatelle filosofiche annotate per me stesso senza dover passare per il freddo monitor del computer. Tuttavia, tornando a pensare sul perché del mio acquisto, mi sono reso conto che c’era qualcos’altro grazie ad un prezioso aiuto esterno (di chi si tratta lo scoprirete fra poco). Eccovi allora le prime due pagine della mia pretiosa agenda.


-        -  Incipit -

Perché ho acquistato quest’agenda? Per sollazzare il mio narcisismo intellettualoide e documentare le tante pose (stereotipate, tra l’altro) che mi fa assumere?
 
Forse la risposta a questa domanda arriverà al termine di questa stessa agenda quando, con finta ma compiaciuta curiosità, potrò sfogliare e riassaporare le giornate scivolate via, le persone incontrate, le impressioni annotate, i piaceri vissuti e, soprattutto, i miei immancabili dubbi e rimpianti.


-       -  L’orologio -


Orologio! impassibile, sinistro, orrido iddio,
il cui dito minaccia e proclama: “Ricorda!
I vibranti Dolori presto avverrà che mordano
come dardi infallibili il tuo cuore restio.

Rapido all’orizzonte il diafano Piacere
sparirà come silfide dietro le quinte; ingoia
ciascun attimo un frusto della povera gioia
che all’uomo sulla terra fu concesso godere;

per tremila seicento volte all’ora il Secondo
ti bisbiglia: Ricorda! ed ecco Adesso già
stride con voce d’ape: Io sono Poco fa,
e t’ho succhiato il sangue col pungiglione immondo!

Souviens-toi! Remember, o prodigo! Memento!
(La mia gola d’acciaio discorre in ogni lingua…)
Sfrutta, pazzo mortale, avanti che s’estingua,
dei labili minuti l’aurato giacimento!

Ricorda che per legge il Tempo ad ogni ruota
vince senza barare e more non accorda.
Il giorno scema e cresce la tenebra; ricorda!
L’abisso ha sempre sete, la clessidra si vuota.

Non molto ancora, e poi la divina Occasione,
e l’augusta Virtù, la tua vergine sposa,
e il Pentimento (ahi, l’ultimo rifugio!), e ogni cosa,
ti dirà: cosa aspetti? Muori, vecchio poltrone!”.

Charles Baudelaire, I fiori del male