mercoledì 11 dicembre 2013

Speleologie musicali

Cos'è musica? Vera musica è quella che riesce a scalfire, seppur momentaneamente, le redini della ragione lasciandole l’impressione di essere ancora al comando.


- La musica è la migliore consolazione già per il fatto che non crea nuove parole. Anche quando accompagna delle parole, la sua magia prevale ed elimina il pericolo delle parole. Ma il suo stato più puro è quando risuona da sola. La si crede senza riserve, poiché ciò che afferma riguarda i sentimenti. Il suo fluire è più libero di qualsiasi altra cosa, e questa libertà, redime. Quanto più fittamente la terra si popola e quanto più meccanico diventa il modo di vivere, tanto più indispensabile deve diventare la musica. Verrà un giorno in cui essa soltanto permetterà di sfuggire alle strette maglie delle funzioni, e conservarla come possente e intatto serbatoio di libertà dovrà essere il compito più importante della vita intellettuale futura. La musica è la vera storia vivente dell’umanità, di cui altrimenti possediamo solo parti morte. Non c’è bisogno di attingervi, poiché esiste già da sempre in noi, e basta semplicemente ascoltare, perché altrimenti si studia invano. (E. Canetti, Massa e potere)


- La musica sembra a qualcuno un’arte primitiva, povera com’è di suoni e di ritmi. Povera è però solo la sua superficie, mentre il corpo, che consente l’interpretazione di quel contenuto manifesto, possiede la piena infinita complessità che troviamo indicata nell’aspetto esteriore delle altre arti, e che la musica cela. In un certo senso è la più raffinata di tutte le arti (L. Wittgenstein, Pensieri diversi)


La musica è una macchina per sopprimere il tempo. Al di sotto dei suoni e dei ritmi, la musica opera su un terreno grezzo, che è il tempo fisiologico dell’uditore; tempo irrimediabilmente diacronico in quanto irreversibile, e di cui la musica stessa tramuta però il segmento che fu dedicato ad ascoltarla in una totalità sincronica e in sé conchiusa. L’audizione dell’opera musicale, in forza dell’organizzazione interna di quest’ultima, ha quindi immobilizzato il tempo che passa; come un panno sollevato dal vento, l’ha ripreso e ripiegato. Cosicché, ascoltando la musica e mentre l’ascoltiamo, noi accediamo a una specie di immortalità. (C. Lévi-Strauss, Il crudo e il cotto).


La musica bagna le coste del pensiero. Solo chi non ha una terraferma abita nella musica. La melodia più leggera, come la donna più leggera, risvegliano dei pensieri. Chi non ne ha li cerca nella musica e nella donna. (K. Kraus, Detti e contraddetti).



La musica ha importanza preponderante nell’educazione per il fatto che il ritmo e l’armonia penetrano profondamente nell’animo e lo toccano fortemente e la bellezza che ne consegue lo rende virtuoso, se uno è educato bene, altrimenti lo imbruttisce. Per questo, chi sia stato rettamente bene educato nella musica, si accorgerà prontamente delle cose fatte alla meglio o mal lavorate o nate difettose e giustamente se ne indignerà e loderà le belle, ne godrà e, accogliendole nell’animo suo, se ne nutrirà, divenendo bello e buono, mentre biasimerà le brutte e, fin da giovane, le odierà, prima ancora di farsene una ragione e quando poi la ragione sopravviene, chi così è stato educato, la accoglierà lietamente riconoscendola familiare. (Platone, Repubblica).


- Se il filosofo dice che nella natura animata e inanimata c’è una volontà che è assetata di esistenza, il musicista aggiunge: e questa volontà vuole, in tutti i gradi, un’esistenza sonora. (F. Nietszche, Scritti su Wagner)


Musica ed emozioni. Tanti insistono sull’effetto emotivo della musica per spiegare perché siamo attratti da essa. Senza dubbio, è questa una funzione propria della musica, ma è soltanto un aspetto accessorio. Ciò che ci attrae di essa è la possibilità di essere parte di un processo di ποιησις, ovvero alla costruzione di qualcosa di magnifico ma, allo stesso tempo, fragile e fugace, perché pronto a morire immediatamente dopo essere stato ascoltato.


Le melodie, mescolandosi alle lacrime, scorrono direttamente al cuore, lungo il vostro tessuto nervoso, e voi piangete non perché siete tristi, ma perché il cammino che conduce al vostro mondo interiore è stato colto in modo così esatto e penetrante. (B. Pasternak, Il salvacondotto)


Musica e società. ‘Scriviamo per non morire’ (Foucault). Questo vale ancor più per la musica. Non semplicemente perché il musicista ha interesse a lasciare una propria traccia o, ancor più semplicemente, per fama o denaro. Bensì perché il musicista, al pari dello scrittore, non può fare a meno di assecondare questo vitale bisogno di comunicare agli altri e, soprattutto, a se stesso. Essere artisti vuol dire com-prendersi attraverso la relazione con altro da sé (l’opera che una volta compiuta non è più nostra) e con gli altri. Suono per capire cosa sono.


Non si scrive un’opera semplicemente per il piacere di comunicarla ad alcuni amici, alcune persone interessate. Anche se a tutta prima sarebbe interessante farlo, in ciascuno di noi c’è questo desiderio di comunicare con molte persone, a prescindere dal numero e dalla circostanza, c’è un desiderio di essere compresi ed assimilati.
[…] Bisogna ricordare al compositore, a mio avviso, la sua responsabilità, non solo di fronte a un pubblico, per quanto sia ristretto, ma di fronte a se stesso, una responsabilità che lo porta a volgersi verso un pubblico sconosciuto, futuro, infinito, per assumerlo a testimonianza di questa responsabilità. (P. Boulez, Per volontà e per caso)


La gente crede oggi che gli uomini di scienza siano lì per istruirti, e i poeti e i musicisti ecc., per rallegrarti. Che questi ultimi abbiano qualcosa da insegnare, non le viene proprio in mente. (L. Wittgenstein, Pensieri diversi).



Musica e piacere.  Una ‘buona’ musica non deve necessariamente destare in noi sintomi di piacere o di benessere. Altrimenti ci rivolgeremmo ai farmacisti, non ai compositori.


Perché un giorno la musica ispiri raccoglimento in molti uomini e confidi loro i suoi più alti scopi, bisogna che innanzitutto sia posta fine alla profanazione di questa arte sublime per cui in essa si cerca solo il piacere. Proprio quell’’amico dell’arte’, il pilastro su cui riposano i nostri trattenimenti artistici, teatri, musei, le società di concerti, è da mettere al bando; il favore statale che viene accordato ai suoi desideri, è da tramutare in sfavore; il giudizio pubblico, che ripone un valore tutto particolare proprio nell’inculcare quell’amore per l’arte, deve essere tolto di mezzo da un giudizio migliore. (F. Nietzsche, Scritti su Wagner)


Chi è il musicista.


- Musicista è colui che, vedendo delle note, comincia a udire suoni nascergli dentro. Strumentista è colui che sa far percepire ad altri ciò che egli ha udito dentro di sé. (A. Schoenberg in L. Rognoni, La scuola musicale di Vienna)