Esco di
casa.
C’è acqua
alta.
Una marea
rossa si spande fino ai miei piedi.
‘Devo
mettermi gli stivali’, penso.
Torno
indietro e un vecchietto sdentato con un pastrano tutto sgualcito mi chiama.
“Pss! –
inizia a dirmi – Dal tetto stillano lacrime nelle grondaie,
disegnando
strisce verso il braccio del fiume;
e nelle
labbra penzolanti del cielo
si sono
ficcati capezzoli di pietra.
Il cielo,
ormai calmo, s’è rischiarato.
Brilla il
piatto del mare”.
Forse è
meglio andare.
Arrivo al
Ponte dell’Accademia.
L’acqua è
rientrata, ma in compenso dal cielo inizia a discendere un enorme martello,
grossomodo come quelli del video di The Wall dei Pink Floyd.
Mi
s-c-c-c-c-h-i-a-c-c-i-a!
Mi sveglio.
Devo
smetterla di leggere Majakovskij.
Non capiscono niente
Entrato dal barbiere, ho detto normalissimo:
"Prego, pettinatemi le orecchie".
Il liscio barbiere si fece allora tutto aghiforme,
la sua faccia si allungò come una pera.
"Pazzo!
Buffone!":
presero a saltare le parole.
Gl'insulti rimbalzavano di guaito in guaito.
E a l-u-u-u-u-n-g-o
una testa ridacchiò di chissà chi,
sradicandosi dalla folla, come un secco ravanello.
Sono stufo
Non ce l’ho
fatta più seduto in casa.
Annenski,
Tiutcev, Fet.
Di nuovo,
spinto da
nostalgia per la gente,
giro
per
cinematografi, bettole, caffè.
Davanti a un
tavolino.
Un bagliore.
Una speranza
m’illumina lo stupido cuore.
Se, in una
settimana,
così s’è
trasformato il russo,
gli
avvamperò le guance col fuoco delle labbra.
Sollevo gli
occhi circospetto,
frugo nel
mucchio di giacche.
"Torna
indietro,
in-dietro,
i-n-d-i-e-t-r-o!":
grida dal
cuore la paura.
Scorre per
il volto sfiduciata e importuna.
Non le do
retta.
E vedo,
un poco a
destra,
ignota alla
terraferma e agli abissi marini,
tutta
intenta intorno a uno zampetto di vitello,
una
misteriosissima creatura.
Guardi e ti
chiedi: mangia o non mangia?
Guardi e ti
chiedi: respira o non respira?
Due metri di
sfoglia rosea senza sembianze:
ci fosse
almeno ricamata in un angolo una sigla!
Soltanto,
ondeggiano ricadendo sulle spalle
Le morbide
pieghe delle guance lustre.
Il cuore,
fuori di sé,
fa fuoco e
fiamme.
"Torna indietro, insomma!
Che cerchi ancora?"
Che cerchi ancora?"
Guardo a
sinistra.
Da restare
senza fiato.
Torno a
guardare il primo, ed è già un altro:
a confronto
del secondo mostro,
il primo è
un Leonardo da Vinci redivivo.
Non ne
esistono di uomini.
Lo
comprendete, ora,
il grido di
mille giorni di pena?
L’anima non
vuole camminare muta,
ma a chi
parlare?
Mi getterò
per terra,
e sulla
crosta della pietra
a sangue
triterò la faccia, lavando di lacrime l’asfalto.
Con le
labbra esauste dal desiderio d’una carezza
Coprirò di
baci il muso intelligente del tram.
Me ne
tornerò a casa.
M’incollerò
alle tappezzerie.
Dove trovare
una rosa più tenera e più tea?
Vuoi
che ti legga
il
variopinto
Semplice come un muggito?
Per la storia:
quando tutti
si saranno piazzati in paradiso e all'inferno,
si tireranno
le somme della terra.
Ricordate?
Nell’anno
1916
a Pietrogrado, di belli non ce n’era più nessuno.
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