lunedì 13 settembre 2010

La pittura di Friedrich - Arte e Filosofia

Il legame tra arte e filosofia mi affascina da sempre. Soprattutto quella scintilla che, quando si è di fronte ad un capolavoro, ci fa pensare: "Cosa significa? Cosa vuole dirci l'autore?". E' qualcosa di istintivo, di primordiale che induce sia noi a cercare il senso di un'opera d'arte, sia l'artista a cercare sfogo nell'espressione pittorico-formale (forma di comunicazione ancor più immediata e universale rispetto alla parola). Ma il bello dell'arte consiste proprio nell'essenziale decodificazione che lo spettatore deve fare dell'opera che ha dinnanzi: è in quel momento che scatta la magia dell'arte, la stessa che rende unica ed immortale ogni autentica opera d'arte.

Fra i tanti pensatori che si sono concentrati sul rapporto tra arte e filosofia Massimo Donà mi ha letteralmente entusiasmato. La sua opera "Arte e filosofia" non è un canonico trattato d'estetica: in ogni capitolo vengono esposti, con grandissima semplicità e discorsività, i serrati legami tra le principali evoluzioni del pensiero filosofico e le rivoluzioni espressive avvenute nella storia dell'arte. Rivoluzioni concettuali ed espressive spesso si anticipano o si influenzano le une con le altre, secondo intrecci davvero estasianti e inaspettati. L'opera di Donà ci mostra chiaramente che quando filosofia ed arte non vengono studiate come due compartimenti stagni si può dare vita a ottimi saggi filosofico-storici, ricchi di valore e significato; distanti anni luce da quell'approccio accademico e asettico che mortifica questi straordinari campi della conoscenza umana. Il testo che qui vi propongo è un estratto dell'opera sopracitata, accompagnato dalle immagini degli splendidi dipinti di Caspar David Friedrich (cliccatevi sopra per vederli per intero), artista da inscrivere a pieno titolo nel movimento culturale del Romanticismo europeo ottocentesco.

[...] Nei quadri di Friedrich appare spesso una piccola figura umana o un gruppo di figure; ma soprattutto queste donne o questi uomini sono visti quasi sempre di schiena. Simboli perfetti di quella vocazione a perdersi nella potenza incondizionata di una natura in cui, a manifestarsi, non può mai essere un semplice insieme di fenomeni. La Natura è per lui, piuttosto, la perfetta espressione di un incondizionato che può vederci protagonisti solo quali umili spettatori passivi della sua tendenziale o riflessa infinitudine; impotenti a determinare il corso del suo meccanico procedere. Si pensi al dipinto intitolato "Un uomo e una donna davanti alla luna"; dove due viandanti sono rivolti verso una luce che viene dal fondo e che li sovrasta, mettendo per ciò stesso in evidenza la loro pochezza, la loro fragile ed empirica contingenza o inessenzialità. Ma cosa contemplano tali figure? Nulla di preciso o di determinato; contemplano l'inabbracciabile e inconcepibile infinità che solo l'incondizionato trascendentale può in qualche modo illuminare.



[...] I contemplanti dipinti da Friedrich nascondono la propria frontalità; perchè il loro sguardo coincide con il nostro. Mai ci sarebbe consentito vederli di fronte; ossia rivolti a noi. Tutto in quelle tele, così come tutto in ogni determinazione della nostra esperienza, si volge all'impossibile; ovvero, al Nulla che si costituisce solo nella più perfetta distinzione rispetto all'Essere. Ovvero, all'Impossibile. Perciò, nell'abisso in cui si perde lo sguardo degli uomini e delle donne ospitati dalle sue tele, nulla si dà a vedere se non l'indeterminatezza di un'opposizione assoluta di cui il pittore può solo tracciare le deboli vestigia. Come quelle cui dà corpo il "Viandante sul mare di nebbia", che trasfigura il nulla (che vorrebbe poter affrontare frontalmente) nella virulenta ed inquieta dinamicità delle nubi, contrapponendola alla fissità del viandante o della roccia - dalla cui sommità il medesimo sembra intento a sfidare gli elementi naturali, invitandoli a mostrare il loro vero ma impossibile volto.



Tale traduzione viene operata da Friedrich anche in molte altre opere; si pensi alla "Donna al tramonto del sole" oppure al "Monaco sulla spiaggia". Qui la sproporzione tra l'infima consistenza del monaco e l'inoggettivabile potenza di cui la natura tutta si fa portatrice risalta nella sua massima evidenza. L'essere umano non ha più a che fare con oggetti determinati; ma con il senso ultimo della datità oggettuale; con la sua indominabile estraneità - che tanto intimamente ci riguarda e avvolge. Ed è destinato a non poterla mai risolvere nella propria inconfutabile finitudine. Perciò la contempla dilaniato da una irrisolvibile ambiguità; sente che lo riguarda, sente che quella forma può essere spiegata, ma nello stesso tempo sente che 'altro' rimarrà sempre di là dalla propria imperfetta infinitudine. Perchè nulla dovrebbe esserci di fronte al proprio sguardo incantato.





L'uomo sente che quella perfetta ma impossibile visione lo costituisce e lo reclama da sempre. Sente che quella è la sua impossibile origine. Ma sente appunto la vanità della propria pretesa. Sente d'esser destinato al naufragio - come appare in "Il mare di ghiaccio". Non è certo un caso se per errore quel quadro finì per essere intitolato "Il naufragio della speranza". La speranza del soggetto fichtiano è destinata a farsi inghiottire come il vascello friedrichiano dall'iceberg e dal mare ghiacciato da cui quello doveva in qualche modo esser emerso. Sul fondo della tela appare ciò che l'iceberg doveva esser stato prima dell'evento devastante; ma appare in una lontananza che lo rende sostanzialmente inarrivabile; e comunque non ancora raggiunto. Quello che è stato invece raggiunto, è crollato, mandando in mille pezzi la "navicula" con cui l'essere umano avrebbe preteso di svelare l'arcano e de-terminare l'infinito.

3 commenti:

  1. Bell'articolo, anche per chi, come me, non mastica di filosofia... ma adora l'arte di Friedrich. Ho aggiunto un riferimento a questo articolo sul mio blog: http://realtaindivenire.blogspot.com/2010/11/il-viandante-sul-mare-di-nebbia.html e... pardon, ti ho anche "rubato" un'immagine (precisamente, il collegamento a "Uomo e donna che contemplano la luna")

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  2. Hai fatto benissimo Roke! Grazie per la visita,
    Raul

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  3. ciao, secondo te quali confronti si possono fare tra friedrich e gli altri romanticismi (italiano, francese, inglese)? è possibile confrontare friedrich con il realismo, impressionismo e simbolismo? grazie dell'attenzione.

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