lunedì 15 novembre 2010

Schopenhauer, la volontà e la musica

Continuiamo ad addentrarci ne "Il mondo come volontà e rappresentazione", opera maxima di Schopenhauer. Nell'ultimo intervento abbiamo evidenziato gli snodi fondamentali della riflessione del filosofo: cercando egli di comprendere il senso del dolore e delle ineludibili sofferenze che caratterizzano la nostra esistenza, Schopenhauer approda alla definizione della vita come continua ricerca di appagamento dei nostri desideri, sintomi continuamente emergenti dalla volontà di vita che anima tutti gli esseri. L'uomo, essendo l'unico tra gli enti in grado di riflettere su tutto ciò, può cercare di sottrarsi a questa continua irrequietezza: attraverso l'ascesi (risultato massimamente arduo da raggiungere dato che presuppone un'abnegazione e uno sforzo continuo), oppure attraverso l'intuizione e la contemplazione artistico-estetica che, anche se per brevi quanto intensi momenti, riesce a farci dimenticare la nostra miseria esistenziale, schiudendoci la conoscenza essenziale di noi stessi e della realtà che ci circonda. Tra le varie forme d'espressione artistiche, Schopenhauer non esita a definire la musica come la più rivelatrice in assoluto. Vediamo perchè.


- La musica come arte a sè -

La musica è separata da tutte le altre arti. Noi non riconosciamo in lei la copia, la ripetizione di qualche idea degli esseri del mondo: tuttavia essa agisce con tale potenza sull'intimo dell'uomo, viene da lui così appieno e a fondo compresa, quasi lingua universale la cui evidenza supera quella dello stesso mondo intuitivo, che in lei certamente dobbiamo cercare ben più che un "oscuro esercizio aritmetico che l'animo fa non sapendo di numerare", come la definì Leibniz. Se essa altro non fosse, la soddisfazione che ci procura dovrebbe esser simile a quella che noi proviamo per l'esatta soluzione di un calcolo, e non potrebbe essere quell'intima gioia che nasce in noi al veder trasformata in linguaggio la più profonda sostanza del nostro essere.


- La musica è oggettivazione diretta e immagine della volontà -

[...] Adeguata oggettivazione della volontà sono le idee; suscitare la conoscenza di queste [possibile solo mediante un corrispondente cambiamento nel soggetto conoscitivo], attraverso la rappresentazione di singoli oggetti [le opere d'arte], è lo scopo di tutte le altre arti. Esse dunque oggettivano solo mediatamente la volontà, cioè per mezzo delle idee: e poichè il nostro mondo altro non è che fenomeno delle idee nella pluralità, così la musica, andando oltre le idee [ovvero, non imitando nulla di tutto ciò di materiale che ci circonda e che conosciamo con la ragione] è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico. La musica è oggettivazione e copia immediata di tutta la volontà, come lo è il mondo, anzi come lo sono le idee, il cui fenomeno multiplo costituisce il mondo delle cose particolari. La musica non è dunque l'immagine delle idee, ma l'immagine della stessa volontà. Perciò l'effetto della musica è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti, poichè quelle parlano d'ombre, essa invece esprime l'essenza.


- La funzione della melodia -

[...] Nella melodia che procede movendosi in libertà sbrigliata dal principio alla fine con la coerenza ininterrotta e densa di significati di un unico pensiero, io riconosco il grado supremo di oggettivazione della volontà, la vita e le attività coscienti dell'uomo. Come questo, essendo il solo dotato di ragione, guarda davanti e dietro a sè sul corso della sua realtà e delle innumerevoli possibilità, conducendo così una vita consapevole e coerente come un tutto organico, allo stesso modo la melodia ha dal principio alla fine una significativa, intenzionale coerenza. Essa ci racconta di conseguenza la storia della volontà che, illuminata dalla riflessione, si esprime nella realtà con la serie dei suoi atti; ma dice di più: narra di questa storia più segreta, ne dipinge ogni emozione, ogni slancio, ogni moto, tutto ciò che la ragione raccoglie sotto il vasto e negativo concetto di sentimento, nè può meglio raccogliere nelle proprie astrazioni.


- Analogia del movimento melodico con quello della volontà -

[...] Ora, come l'essenza dell'uomo consiste nell'aspirazione della volontà che viene appagata e torna ad aspirare perennemente, anzi la sua felicità, il suo benessere sta nella rapidità del passaggio dal desiderio all'appagamento e da questo ad un nuovo desiderio, poichè la mancanza dell'appagamento è dolore, la mancanza di un nuovo desiderio è vuota aspirazione, noia, così l'essenza della melodia è un continuo scostarsi, un errar lontano dal tono fondamentale, per molte vie non solo verso i gradi armonici, ma per ogni tono, sempre però infine con un ritorno al tono fondamentale. Per tutte queste vie la melodia esprime le diverse forme di aspirazione della volontà, ma da ultimo anche l'appagamento mediante il ritorno ad un grado armonico, o al grado fondamentale. Trovare la melodia, svelare in lei tutti i più profondi segreti del volere e del sentimento umano è l'opera del genio, la cui azione, qui più che altrove evidente, è lontana da ogni riflessione, e si può chiamare ispirazione. Qui il concetto, come sempre in arte, è sterile: il compositore rende palese l'intima essenza del mondo ed esprime la più profonda saggezza in una lingua che la sua ragione non intende.


- L'alto valore dell'arte -

Dunque, considerando che con l'arte noi disponiamo non soltanto dello "specchio" della volontà, ma anche della possibilità di liberarci (anche se momentaneamente) da ogni vincolo col volere, per Schopenhauer l'arte è il più consolante e il solo innocente aspetto della vita. [...] Il piacere per ogni cosa bella, la consolazione offerta dall'arte, l'entusiasmo che all'artista fa dimenticare le pene della vita ed è l'unico privilegio che ricompensa il genio del dolore cresciuto assieme alla chiarità della coscienza, e della squallida solitudine tra una razza estranea, tutto ciò deriva dal fatto che l'in-sè della vita, la volontà, l'esistenza stessa, è un costante soffrire, in parte miserando, in parte orrendo; lo stesso invece come semplice rappresentazione puramente intuita o riprodotta dall'arte, libera da ogni dolore, presenta un significativo spettacolo.

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