Forse Tonino Guerra sarà ai più maggiormente riconoscibile per una sua comparsata in uno spot (potenza della pubblicità) anzichè per il suo straordinario contributo alla storia del cinema italiano. In qualità di sceneggiatore ha collaborato con Fellini, Antonioni, Monicelli, De Sica, Visconti, ovvero con Registi che attraverso l'elaborazione di un loro codice cinematografico unico e irripetibile sono riusciti ad ampliare il nostro concetto di film oltre i canoni tradizionali. Ed è in questa tensione o temerarietà 'ulissiana' verso la scoperta di nuovi ambiti espressivi che risiede, secondo il mio insignificante parere, l'essenza dell'arte in generale e, perchè no, della filosofia. Del resto, cos'altro sono l'arte e la filosofia se non delle ricerche infinite, nel senso di mai definitivamente approdabili ad un appagamento definitivo? Ma nonostante la paradossalità di questa situazione inviti chiunque si aspetti da una qualsiasi attività un risultato esatto e definitivamente tangibile a girarne alla larga, allo stesso tempo l'attrazione verso tutto ciò è irresistibile, oltre che razionalmente poco dimostrabile.
Tornando in tema e ponendo fine alle mie elucubrazioni private, in quest'occasione vi propongo quest'intervista a Tonino Guerra che, oltre a riuscire ad evocare in noi immagini ed episodi bellissimi (vedi:la panchina o il caffè sospeso) ci parla di tante cose di cui abbiamo tentato (malamente) di parlare in questo blog.
p.s:è un pò lunga ma val la pena vederla.
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