Non è facile fare cultura a Reggio. Anche se sentiamo parlare sempre più spesso di iniziative culturali, di mostre, di meeting o convegni e quant'altro in pochi riescono a suscitare l'interesse delle persone comuni, o dei "non addetti ai lavori". Il prof. Castrizio invece con il romanzo storico "Demetrio il bizantino" prima e con la bella iniziativa de le "Cinque storie reggine" poi è riuscito a coadiuvare la sua passione per la storia con l'amore verso la nostra città, dimostrando come la storia non sia qualcosa di appassito o di inerte.
Nei cinque romanzi in questione (tutti scaricabili gratuitamente dal blog del prof. Castrizio al sito www.reggioneisecoli.blogspot.com) protagonista è la popolazione reggina, con le sue continue sofferenze per le invasioni subìte (dei vandali ne "Il tesoro dei Vandali", dei cartaginesi in "Tris Nika", dei crotoniati ne "La spada di Oreste" e infine dei normanni ne "La croce di Calabria"), ma anche con il suo grandissimo coraggio e forza d'animo che le impedivano di arrendersi senza combattere strenuamente. Quanti di noi oggi difenderebbero la nostra Reggio così come fecero i nostri antenati di fronte ai ripetuti assalti dei Cartaginesi nel 215 a.C.? E quanti sarebbero oggi in grado di reagire ai soprusi dei Normanni per riaffermare la propria cultura ed identità? Eppure di motivi per ribellarci ne avremmo parecchi verso quei politicanti che si vantano delle loro origini celtiche...
Ma la storia che più di tutte mi ha affascinato è stata quella intitolata "Pitagora il bronzista di Reggio", non solo per il contesto della polis reggina ma soprattutto per la ricostruzione della vita di Pitagora, scultore e bronzista reggino vissuto nel V sec. a.C. a cui il prof. Castrizio attribuisce la paternità dei Bronzi di Riace e della Testa del filosofo Pitagora di Samio. Pitagora, dopo l'emigrazione nel Peloponneso, riuscì a costruirsi un illustre fama di scultore e bronzista di figure mitiche e degli atleti vincitori alle gare sacre ad Olympia. Gli Argivi gli proposero allora un ambizioso progetto: la creazione di un gruppo statuario che avrebbe dovuto raffigurare il duello dei fratelli Eteocle e Polinice, narrato nella famosa tragedia di Eschilo dei "Sette contro Tebe". La descrizione che il prof. Castrizio ci fa delle intenzioni dell' artista reggino sfiora la poesia per chi, almeno una volta, si è perso nella contemplazione dei due guerrieri bronzei:
'Pitagora aveva deciso che i due contendenti fossero effigiati in una posa molto simile, per mostrare il loro essere fratelli; Polyneikes, in ossequio al nome che significa "dalle molte contese" ed al suo carattere avrebbe esibito la fredda determinazione che lo aveva spinto a muovere guerra contro la sua stessa patria grazie ad un ghigno sarcastico, mostrando dei denti d' argento nella bocca semichiusa. Eteoklés, invece, sarebbe stato consapevole del destino di morte che gravava su di lui e sul fratello, assumendo un atteggiamento riflessivo, che mal si adatta a chi sta per iniziare un duello all'ultimo sangue e che, perciò, avrebbe colpito chi avesse guardato le statue con un minimo di attenzione'.
I due Bronzi furono l'ultima opera che Pitagora di Reggio portò a compimento. E nella storia di questo grande artista che partì da Rhéghion povero e sconosciuto ma con la speranza di tornare nella sua patria possiamo intravedere il destino, le speranze e l'amore per la propria città di molti reggini costretti ad allontanarsi dalla loro terra. Basta poco, come una semplice lettura di questi splendidi romanzi storici del prof. Castrizio, per far svegliare in noi l'orgoglio per la nostra identità culturale e l'interesse per la storia della nostra città che, come giustamente sottolinea Daniele Castrizio, 'è come una miniera che ancora aspetta di essere valorizzata".
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