martedì 10 agosto 2010

Ceronetti, l'automobile e la carne

Agosto. Tempo di file interminabili su strade e autostrade. Milioni di persone si spostano come una massa abnorme verso le località turistiche, ansiose di trascorrere le loro misere vacanze stressandosi forse ancora di più rispetto alla loro grigia vita di tutti i giorni. Sono stati questi i primi pensieri che mi sono venuti in mente leggendo la riflessione di Guido Ceronetti che qui vi propongo.


"La sofferenza è morale, anche se l'aggressione è fisica, per il senso di avvilimento, di degradazione, di confusione, d'ingiustizia patita e di solitudine: questo provo quando faccio, nella mia nudità schernita di uomo a piedi un bagno di traffico automobilistico, ma per un'autentica coscienza dolorosa di uomo a piedi bisogna sapersi vedere e sentire un essere umano, cioè il punto più debole della natura, lampadina di tirassegno da frantumare, candela da soffiare, pudenti scoperti, cibus vermium". Per comprendere ciò vi consiglio di provare a camminare per le variegate salite di Reggio Calabria, magari a mezzogiorno: strade affollate da lamiere contorte sfreccianti e parcheggiate ovunque. Una vera e propria esperienza mistica.


Continua Ceronetti: "la carne teme l'assedio dei metalli; non può tollerarli, non può conoscerli. E una grande concentrazione di automobili è prima di tutto un 'infernale concentrazione di metalli, acciaio, alluminio, piombo, cromo, ecc. Ma l'uomo non è che carne. Ecco perchè la carne (l'uomo a piedi) è smarrita e disfatta nel ribollimento metallico del traffico automobilistico. Non vi accorgete che le automobili vi prendono a sprangate, anche se non vi toccano? Vi trapanano la testa, vi coprono dei loro escrementi gassosi, vi abbagliano, vi braccano come volpi rincoglionite, vi strinano le arterie, vi regolano il passo, vi strangolano a poco a poco. Vi fanno dimenticare di non essere che carne.


"[...] Doveva essere un privilegio di pochi come la carrozza e la portantina. L'imbecillità democratica ha voluto il motore per tutti, l'automobile ai polsi di tutti. I danni sono incalcolabili. [...] Un rigido feudalismo automobilistico ci avrebbe salvati. Ministri, attori del cinema, qualche chirurgo, pochi delinquenti di eccezionale bravura, sarebbe stato un materiale di studio per gli studiosi del fasto umano... Ma gli altri a piedi, come sempre; i più affannati in tram, in bicicletta... E' stato infame mettere in circolazione tanto denaro da permettere alla classe media le più lussuose berline; adescare con l'odore della potenza e del prestigio sociale tutti i tarati delle città e delle campagne, tutta la schiuma della Terra. Tutta questa infezione si è rovesciata dentro i metalli da strada, smaniosa di abolirsi come carne e pretendendo, per speranza di felicità, di essere cosa. Difficile attuare un così grande sogno!"


"[...] Tutti quelli che portano in sè un seme di odio per il Bello l'automobile li fa sfogare, distrugge per loro paesaggi, arte e forme di vita, li fa sentire, giustamente, soggetti attivi della Storia. L'economia rateale riesce a collocare il demente al suo posto di lotta prima che abbia messo da parte il denaro per conquistarselo. Pagando una sola rata, qualunque tristissimo prodotto uterino entra legalmente in possesso di un involucro omicida che può lanciare dove vuole, contro chi capita; adoperare come feritoia o catapulta, spavento di deboli, deposito di droga o di fucili, letto di stupro. Perciò l'automobile-per-tutti, culmine penosamente statico della farsa economica (e adesso che l'avrete raggiunto? dovranno tutti averne due, poi tre, e poi?), è anche l'occasione del crimine data a tutti, in combinazioni illimitate". Tanto di cappello, mr. Guido Ceronetti.

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