sabato 2 ottobre 2010

Vico, la Repubblica e la giustizia

Giustizia, solidarietà, pietà, verità: chi cerca di perseguire nel corso della sua esistenza questi valori non solo viene additato come giustizialista, perbenista, bigotto, moralista e quant'altro, ma viene letteralmente fatto fuori, messo ai margini da un sistema ben collaudato per non funzionare, o meglio, per funzionare in modo che solo a pochi (furbetti, intrallazzatori, criminali e quant'altro) sia permesso arricchirsi e godere di un'agiata e placida esistenza. Pur facendo pienamente, e orgogliosamente, parte della schiera dei cosiddetti "sfigati", ovvero di quelli che la loro vita devono e dovranno sudarsela ben bene, non mi piace arrendermi facilmente e crogiolarmi nel pessimismo e nella certezza che nulla cambierà in meglio. Per questo credo e perseguo quegli ideali; per questo non invidio i miei coetanei che hanno ed avranno tutto pronto quando desidereranno averlo; per questo non ritengo "fico" appartenere ad una cosca malavitosa, operando secondo quei canoni da "uomini d'onore" che, per me, non sono altro che delle leggi della giungla che degli animali cercano di dare a sè stessi per evitare di azzannarsi a vicenda nella loro irrefrenabile corsa alla ricchezza e al potere. Per questo, infine, vi propongo questi estratti dalla "Scienza nuova", opera maxima di Giambattista Vico, uno dei più importanti filosofi italiani per originalità e personalità che troppo spesso viene sottovalutato, se non addirittura non considerato affatto. Bando alle ciance, lasciamo parlare Vico. (Le mie domande e integrazioni sono poste tra parentesi quadre).

- Progresso sociale e giustizia -

Gli uomini per la loro corrotta natura sono tiranneggiati dall'amor proprio, per lo quale non sieguono principalmente che la propria utilità; onde eglino, volendo tutto l'utile per sè e niuna parte per lo compagno, non posson essi porre in conato le passioni per indirizzarle a giustizia. Quindi stabiliamo: che l'uomo nello stato bestiale ama solamente la sua salvezza; presa moglie e fatti figliuoli, ama la sua salvezza con la salvezza delle famiglie; venuto a vita civile, ama la sua salvezza con la salvezza delle città; distesi gli imperi sopra più popoli, ama la sua salvezza con la salvezza delle nazioni; unite le nazioni in guerre, paci, allianze, commerzi, ama la sua salvezza con la salvezza di tutto il gener umano: l'uomo in tutte queste circostanze ama principalmente l'utilità propria. [A vostro giudizio, a quale tappa ci siamo fermati e/o siamo regrediti?]

- La nascita della repubblica -

Perchè gli uomini erano di menti particolarissime che non potevano intendere ben comune, per lo che eran avvezzi a non impicciarsi nemmeno delle cose particolari d'altrui, la provvedenza gli menò ad unirsi alle loro patrie, per conservarsi tanti grandi privati interessi quanto erano le loro monarchie famigliari; e sì, fuori d'ogni loro proposito, convennero in un bene universale civile, che si chiamava "repubblica". Questa sovrana civil persona si formò di mente e di corpo. La mente fu un ordine di sappienti, quali in quella somma rozzezza e semplicità esser per natura potevano; dall'altra parte il corpo, formato col capo ed altre minori membra. Onde alle repubbliche restonne quest'altra eterna proprietà: ch'altri vi debban esercitare la mente negl'impieghi della sapienza civile [in numero circoscritto aggiungerei, dato che una società di soli speculatori-teorici come sta diventando la nostra è destinata al fallimento], altri il corpo ne' mestieri e nell'arti che deon servire così alla pace come alla guerra; con questa eterna proprietà: che la mente sempre vi comandi e che 'l corpo v'abbia perpetuamente a servire.

- Corruzione delle repubbliche -

Corrompendosi gli Stati popolari, e quindi ancor le filosofie (le quali cadendo nello scetticismo, si diedero gli stolti dotti a calunniare la verità) [rappresentata, per Vico dalla divina Provvidenza] e nascendo quindi una falsa eloquenza, apparecchiata egualmente a sostener nelle cause entrambe le parti opposte - provenne che, mal usando l'eloquenza e non più contentandosi i cittadini delle ricchezze per farne ordine, ne vollero fare potenza; e commovendo civili guerre nelle loro repubbliche, le mandarono ad un totale disordine, e sì, da una perfetta libertà, le fecero cadere sotto una perfetta tirannide (la qual è peggiore di tutte) ch'è l'anarchia ovvero la sfrenata libertà de' popoli liberi.

- Rimedio -

Ma se i popoli marciscano in quell'ultimo civil malore allora la provvedenza a questo estremo lor male adopera questo estremo rimedio: che - poichè tai popoli a guisa di bestie si erano accostumati di non ad altro pensare ch'alle particolari proprie utilità di ciascuno ed avevano dato nell'ultimo della dilicatezza, o per me' dire, dell'orgoglio, a guisa di fiere - per tutto ciò con ostinatissime fazioni e disperate guerre civili, vadano a fare selve delle città, e delle selve covili d'uomini, e 'n cotal guisa dentro lunghi secoli di barbarie vadano ad irrugginire le malnate sottigliezze degl'ingegni maliziosi, che gli avevano resi fiere più immani con la barbarie della riflessione. Perciò popoli di sì fatta riflessiva malizia, così storditi e stupiditi, non sentano più agi, dilicatezze, piaceri e fasto, ma solamente le necessarie utilità della vita; e, nel poco numero degli uomini alfin rimasti e nella copia delle cose necessarie alla vita, divengano naturalmente [razionalmente] comportevoli; e per la ritornata primiera semplicità del primo mondo de' popoli, sieno religiosi, veraci e fidi; e così ritorni tra essi la pietà, la fede, la verità, che sono i naturali fondamenti della giustizia e sono grazie e bellezze dell'ordine eterno di Dio.

- Degnità -

La filosofia per giovar al genere umano, dee sollevar e reggere l'uomo caduto e debole, non convellergli la natura, nè abbandonarlo nella sua corruzione.

La filosofia considera l'uomo quale dev'essere, e se non può fruttare ch'a pochi primi, che vogliono vivere nella repubblica di Platone, non rovesciarsi nella feccia di Romolo.

Il più sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso e passione, ed è proprietà de' fanciulli di prendere cose inanimate tra mani e, trastullandosi, favellarvi come se fussero, quelle, persone vive.

La natura de' popoli prima è cruda, di poi vera, quindi benigna, appresso dilicata, finalmente dissoluta.
[In quale di queste fasi collochereste l'attuale popolazione italiana?]

L'equità naturale della ragion umana tutta spiegata è una pratica della sapienza nelle faccende dell'utilità, poichè "sapienza", nell'ampiezza sua, altro non è che scienza di far uso delle cose qual esse hanno in natura.

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